Ieri pomeriggio Federico doveva studiare una poesia sul Carnevale...
Legge, rilegge, ripete, inciampa, ripete di nuovo: Arlecchino, Colombina Balanzone... e ad un tratto mi chiede: - Mamma ma da dove vengono questi nomi? tu le sai tutte le loro storie?-
....bhè, cercando e scavando nella memoria qualche ricordo l'ho farfugliato. Assolutamente insufficiente.
Ne è seguita la mitragliata dei perché?dove?quando? alla quale ormai i miei figli mi hanno abituata ; così mi sono messa alla ricerca e ho pensato di pubblicare questo piccolissimo resoconto per venire in soccorso di chi deve vedersela ogni giorno con bimbi altrettanto curiosi (e pignoletti...).
ARLECCHINO è forse la maschera più famosa della Commedia dell’Arte.
Secondo la tradizione nasce in un quartiere povero di Bergamo, indossa un bellissimo costume colorato completato da una mascherina nera, ai piedi delle scarpe con un grande fiocco e in testa un cappello di feltro decorato con un codino di coniglio.
Ha un carattere vivace: inizialmente era il tipo del servo sciocco, in seguito è diventato più astuto, sempre pronto a trarre in inganno e a fare dispetti.
Ne combina di tutti i colori. Spesso finisce nei guai e la sua preoccupazione principale è la ricerca incessante di cibo: è sempre affamato! Si muove saltellando, fa piroette, inchini e capriole, inciampa e cade. A volte è complice del suo padrone – di solito avido e taccagno -, altre volte invece cerca di imbrogliarlo. Si dispera facilmente, ma sa anche consolarsi in fretta.
In mano ha un bastone di legno che gli serve per darle e prenderle nelle liti in cui si imbatte.
Lo sapevate che...un tempo il costume di Arlecchino era completamente bianco, come quello di Pulcinella. Poi a furia di rattoppi – Arlecchino è così povero da non avere stoffe di ugual colore – si trasforma nel variopinto costume che tutti oggi noi conosciamo, dai colori vivaci e brillanti. (oppure secondo altre versioni il suo vestito è così colorato perché, essendo povero, i suoi amici, in occasione del Carnevale, gli regalano dei pezzi di stoffa avanzati dai loro costumi, in modo che possa averne uno anche lui).
COLOMBINA incarna il carattere della servetta furba, graziosa e vivace, sempre al centro degli intrighi amorosi della sua padrona, Rosaura, che serve con ogni tipo di stratagemma.
È affascinante e molto corteggiata, ma lei resta fedele al suo amato Arlecchino; spesso è portata in scena come sua fidanzata o moglie, tanto che talvolta prende il nome di Arlecchina, assumendone anche il suo costume tipico.
È spesso oggetto delle attenzioni di Pantalone, il padre di Rosaura austero e severo, che la nostra furba servetta non fatica a raggirare.
Indossa una gonna a balze, un corpetto e un grembiule, in testa la crestina, tipica delle cameriere.
Il personaggio di Colombina ha assunto nomi diversi come Diamantina, Marinetta, Franceschetta, Marietta, Violetta, Corallina, Bettina.
BALANZONE Celebre maschera originaria di Bologna, il “Dottor” Balanzone è un uomo di legge che parla, parla, parla… Si intende di tutto e trova sempre qualcosa da dire su qualsiasi argomento. Usa un linguaggio strampalato, zeppo di antichi proverbi e citazioni latine, ma detti a sproposito e spesso storpiati, lanciandosi in discorsi senza capo né coda, tanto da lasciare stupiti e a bocca aperta tutti quelli che lo ascoltano.
E il personaggio più chiacchierone e ciarliero della Commedia dell’Arte e parla con spiccato accento bolognese.
Ha un aspetto florido e un fisico robusto, grasso, come “grassa” è la città che rappresenta: ama la buona cucina e non lo nasconde.
Veste tutto di nero, abito, mantello e un grande cappellaccio a tese larghe, solo il bavero e i polsini sono candidi.
Anche la maschera è di colore nero e gli copre parzialmente il viso, lasciando vedere le guance rubiconde e i grandi baffi.
PULCINELLA È la maschera di Napoli, una delle più popolari e antiche.
Pulcinella è pigro, ironico, opportunista, sfrontato e chiacchierone. Ha un’insaziabile voracità ed è sempre alla ricerca di cibo.
Per un piatto di maccheroni è disposto a tutto: rubare, mentire, imbrogliare e prendere bastonate.
Di poche parole, è un po’ goffo, ma sempre in movimento, alla ricerca di espedienti per sfuggire alla prevaricazione e all’avarizia di ricchi e potenti.
Il colore del suo costume – pantaloni e ampia camicia – è bianco, con una maschera nera con naso lungo e adunco e un cappello bianco di stoffa bianca.
Il nome di Pulcinella deriva con ogni probabilità dal napoletano “pollicino”, che significa pulcino, e si riferisce al timbro della sua voce.
Lo sapevate che...l’espressione “il segreto di Pulcinella”, che indica un segreto che non è più tale, si riferisce ad una caratteristica di questa maschera: non riesce mai a tacere e a tenere un segreto a lungo.
PANTALONE è un ricco mercante veneziano, burbero e avaro. Il denaro e le ricchezze sono le sue uniche preoccupazioni, che lo rendono sospettoso nei confronti di tutto e di tutti.
Come tutti gli avari piange sempre miseria e fa patire la fame ai suoi servi. Non esita ad intromettersi in dispute e litigi che non lo riguardano, sputa sentenze per far sfoggio della sua autorevolezza e finisce puntualmente con l’avere la peggio.
Indossa calzamaglia e blusa rosse, con un mantello scuro e una maschera nera dal naso adunco, tutt’uno con il cappellino floscio e rosso. Un corto spadino e la borsa contenente i denari completano il suo abbigliamento.
GIANDUJA è allegro, di buon umore e terribilmente distratto: si narra che una volta abbia speso ore e ore a cercare il somaro su cui era in groppa!
Incarna lo spirito bonario e gioviale dei piemontesi, generoso e assennato, ospitale e sorridente: è il galantuomo coraggioso e sempre pronto a fare del bene. Ama il buon vino, la buona tavola e stare in compagnia.
È sposato con Giacometta, donna semplice ma dall’intelligenza vivace, che rappresenta la saggezza delle donne piemontesi, che sanno con il buon senso risolvere anche le situazioni più difficili.
Il suo costume prevede pantaloni di fustagno marroni, calze rosse, panciotto giallo. In testa un cappello chiamato tricorno e una parrucca con il codino, al collo un fiocco verde.
Lo sapevate che...durante il Carnevale del 1865, a Torino, la maschera di Gianduja distribuì per le strade della città una leccornia fatta di cacao, burro di cacao, zucchero e crema di nocciola delle Langhe: il gianduiotto! Il cioccolatino, ancora oggi delizia per il nostro palato, prende il suo nome proprio da questa maschera.
CAPITAN FRACASSA, chiamato anche Capitan Spaventa, ha origini liguri e rappresenta la caricatura del soldato di ventura, fifone, sbruffone e spaccone.
Vuole a tutti i costi averla vinta e fare fortuna, ma alla fine viene deriso e conclude ogni sua avventura a suon di botte.
Ha un aspetto piacevole, baffoni e pizzetto e i colori del suo costume sono il giallo e il rosso-arancio (qualche volta a righe).
In testa calza un grande cappello piumato.
Sua compagna fedele è una pesante e grossa spada che trascina rumorosamente e in modo impacciato, che tuttavia utilizza poco: combatte di più con la lingua.
STENTERELLO è la maschera tipica toscana e fa parte del gruppo delle maschere della Commedia dell’Arte antica.
Ha origini nella città di Firenze e incarna i caratteri tipici del personaggio fiorentino: chiacchierone, impulsivo e pauroso, ma anche furbo a modo suo e pronto alla battuta.
Si esprime in fiorentino, con espressioni colorite, ma mai volgari.
La natura non gli ha donato prestanza fisica, al contrario ha un aspetto smagrito, basso di statura, gracile, spesso sdentato, con un naso molto pronunciato.
È un personaggio malandato, disordinato, senza mai un soldo in tasca.
Sa essere tuttavia arguto, saggio e ottimista e riesce sempre a cavarsela.
Il suo abbigliamento è lo specchio del suo carattere: una calza di un colore, l’altra di un altro, la giacca blu con risvolti a scacchi rossi e neri, i pantaloni corti e stretti al ginocchio, il panciotto a pallini. Indossa un cappello a barchetta e una parrucca con il codino.
Ciao e BUON CARNEVALE!!! ;)
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